H.E.R.O.

Era il lontano 1984 quando veniva presentata al mondo la scommessa di un giovane e sconosciuto programmatore americano che rispondeva al nome di John Van Ryzin: H.E.R.O.
Un titolo che grazie allo straordinario successo che si apprestava a raccogliere, da li al poco tempo sarebbe entrato prepotentemente nell’olimpo dei giochi cult, l’ennesima leggenda e record di vendite firmato Activision!

Detto tra noi ho sempre amato i giochi di questa software house, fosse solo per il suo splendido logo che ancor oggi esercita su di me un fascino perverso ma H.E.R.O., ovvero Helicopter Emergency Rescue Operation merita un discorso particolare. Infatti a parer mio è uno dei giochi che ancora adesso ritengo imperdibile tra i tanti partoriti dalla famosa casa di software statunitense.

La trama del gioco è molto semplice: Salvare svariati minatori intrappolati nelle profondità di oscure caverne sotterranee. Per portare a termine la nostra missione abbiamo in dotazione uno speciale mezzo di trasporto che consiste in un mini pod ad elica portatile che ci permettere di volare e spostarci velocemente e con estrema precisione. Per superare i numerosi ostacoli e pericoli della missione disponiamo poi di un raggio laser nel casco di protezione, e di una sacca candelotti di dinamite, utili per abbattere gli innumerevoli muri e sbarramenti che ci bloccano la strada.  Alcuni di questi oltre ad offrire rifugio a svariati animali ostili come ragni, pipistrelli o serpenti possono essere infestati di funghi velenosi: in quel caso anche il solo contatto potrebbe ucciderci all’istante!

Ogni missione corrisponde ad un livello, e naturalmente per ogni nuovo livello la  difficoltà cresce introducendo la presenza di sempre nuovi ostacoli: trabocchetti, trappole fatali e ogni altro genere di insidie nascoste, come i falsi segnali che vi dirigono verso percorsi sbagliati nel migliore dei casi se non verso morte certa, o le lanterne che rompendosi al contatto li lasciano nell’oscurità, o enormi fiumi sotterranei che non lasciano scampo in caso di caduta tra le loro acquee venefiche. Come se tutto questo non fosse sufficiente, a rendere ancora più al cardiopalma il nostro compito c’è anche l’inesorabile costante consumo dell’autonomia energetica del pod-elico che limita nel tempo la missione stessa!

Ma parliamo per un attimo del gioco in sé per sé: la grafica di H.E.R.O. non è sicuramente spettacolare ma dopo un’attenta osservazione si impara ad apprezzarla profondamente. È così particolare ed essenziale da sembrare quasi realizzata con un pennello e una tavolozza di colori. E forse proprio la continua esplosione di colori e sfumature sempre differenti, ma sempre in un perfetto equilibrio cromatico, a rendere cosi affascinante la misera palette del gioco.

Per quanto riguarda gli effetti sonori non c’è molto di dire: sono ben fatti e cuciti ad arte sul gioco. Ad ogni modo il vero punto di forza di H.E.R.O è senza dubbio la giocabilità. I livelli, sempre diversi, sono pensati ad arte nel costringere il giocatore nel cimentarsi in un misto di logica, destrezza e condotta tattica nel dover superare piccoli labirinti, infestati di ostacoli e trappole, nel minor tempo possibile per il consumarsi dell’energia a disposizione.

Se da un lato l’estrema semplicità di H.E.R.O. esalta la genialità dell’idea, e del suo oliato ed esemplare sviluppo, dall’altro ne amplifica la povertà di risorse e mezzi impiegati rivelandone molti limiti, come l’assenza di un High Score, o di una colonna sonora di sottofondo. Anche l’arma vincente della giocabilità deve pagare un tributo all’ineccepibile essenzialità riconoscendo la mancanza della scelta di un livello di difficoltà iniziale.

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H.E.R.O.
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