Archivio 7

Oggi raccontiamo una bella storia accaduta 52 anni fa. E’ il 9 ottobre del 2006. Tommie Smith e John Carlos portano sulle spalle la bara dell’uomo che, il 16 ottobre 1968, non alzo un pugno, ma tese la mano manifestando contro la discriminazione razziale negli Stati Uniti.

Il suo nome era Peter Norman, bianco, e veniva dall’Australia, un paese con leggi di Apartheid dure quasi come quelle sudafricane. Anche nel suo Paese c’erano tensioni e proteste di piazza, generate dalle pesanti restrizioni all’immigrazione non bianca e dalle leggi discriminatorie verso gli aborigeni.

Ma facciamo un passo indietro:

I giochi della diciannovesima Olimpiade si tennero a Città del Messico, nel 1968. Iniziarono il 12 ottobre per terminare il 27 dello stesso mese. Il clima politico era pesante. Il 2 ottobre 1968, in prossimità dei Giochi Olimpici, si verificò il dramma del massacro di Tlatelolco. Migliaia di studenti che protestavano contro il governo repressivo di Gustavo Díaz Ordaz, vennero circondati e uccisi dall’esercito. Il Paese era attraversato dalle tensioni che del resto caratterizzano l’intero anno, dalla protesta studentesca all’offensiva in Vietnam, dagli assassini di Martin Luther King e Bob kennedy ai carri armati russi che soffocano nel sangue la Primavera di Praga.

Questo, il clima della vigilia.  Fu la cerimonia inaugurale a fugare i cattivi pensieri. All’improvviso, tutto il resto rimase fuori. Solo volti festosi e sorridenti per l’appuntamento quadriennale, che pone al confronto gli atleti più forti del mondo. E’ la meglio gioventù che si sfida in gare di atletica, basket, ginnastica, mentre un altra gioventù fuori dallo stadio sta provando a cambiare il mondo. Un tentativo di rivoluzione fatto di qualche successo e tante sconfitte.

Quelli che vedete sono Tommie Smith nº 307 primo classificato, vinse la gara dei 200 piani stabilendo il nuovo primato del mondo in 19’83, Peter Norman nº 297 (l’atleta bianco) secondo classificato e John Carlos nº 259 terzo classificato. Il razzismo regnava forte nella società americana, e per questo i due atleti di colore decisero di usare la loro premiazione per manifestare in favore dei diritti umani degli afroamericani.

Il 17 ottobre 1968 durante la cerimonia di premiazione, Smith e Carlos diedero vita a quella che probabilmente è ricordata come la più famosa protesta della storia dei Giochi olimpici: 

I due atleti afroamericani si presentano senza scarpe, ai piedi solo calze nere, Smith indossava una sciarpa nera intorno al collo, Carlos indossava una collana colorata di perline per rappresentare un nero linciato. Peter Norman per solidarietà indosso sul podio il distintivo dell’Olympic Project for Human Rights . I due neri vollero indossare anche due paia di guanti neri , ma uno dei due velocisti americani aveva dimenticato il suo paio nello spogliatoio a Peter Norman venne un idea e disse loro ” ragazzi dividetevi i guanti… uno metterà il destro e l’altro il sinistro” Per questo gesto tutti e tre subirono pesanti conseguenze.

Tra le note dell’inno statunitense, Smith e Carlos, chinarono la testa e alzarono il pugno al cielo, rappresentando il più importante gesto di protesta ad un’edizione delle Olimpiadi. Buona parte del pubblico fischiò il gesto e Avery Brundage, presidente della Commissione Olimpica fece immediatamente espellere Smith e Carlos dal villaggio olimpico. Al loro rientro a casa, i due atleti neri non ebbero una buona accoglienza, subirono insulti e persino minacce di morte, rimasero disoccupati per anni, ma anche l’australiano Peter Norman subì pesantemente le conseguenze di quel 17 ottobre 1968, emarginato dai media australiani e non poté partecipare alle Olimpiadi del 1972 a Monaco, e pur essendo l’atleta Australiano più veloce in quel momento ma non fu chiamato neanche nel comitato organizzatore nelle Olimpiadi di Sidney del 2000. Ancora oggi in Australia il suo 20’06 rimane imbattuto.

Peter Norman muore all’età di 67 anni colpito da un infarto e ai suoi funerali Smith e Carlos portarono a spalla la sua bara. Pagarono di tasca loro il biglietto di andata e ritorno per andare a salutare per l’ultima volta il loro amico bianco. Le scuse del parlamento australiano arrivarono solo nel 2012, due anni dopo la morte di Peter.

Tommie Smith intervistato dopo molti anni disse: Se ho fatto la cosa giusta in Messico? Probabilmente ora sarei più ricco e più popolare, ma sarei dovuto andare contro i miei principi.

Tommie, Peter e John non hanno mai voluto essere delle star ne tanto meno leggende, ma probabilmente non ci sono riusciti, perché in un paese dove ci sono centinaia di migliaia di John e centinaia di migliaia di Carlos se digitate quei due nomi contemporaneamente vi esce la foto del terzo classificato nei 200 piani del 1968, e se al fianco del comunissimo cognome Smith aggiungete il nome Tommie vi esce la foto di chi quella gara la vinse.

I vantaggi economici passano, un gesto scolpito nella storia è per sempre!!

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