46° Dumping “Gli Originali”

Perché non ci raggiungi? Hai la “Commodorite”! Così la chiamavano i miei amici, definendo quella malattia che mi teneva incollato al monitor per almeno otto ore al giorno. Loro non sapevano che per me si trattava di una vera e propria dipendenza, un appuntamento quotidiano a cui non avrei mai potuto rinunciare. Specialmente dopo aver acquistato il mio primo drive 1541 nel 1982.

Ricordo che dovetti spendere quasi 500.000 lire, un importo equivalente a uno stipendio mensile. Ma ne valse davvero la pena. Il drive utilizzava floppy disk da 5.25 pollici, con ogni dischetto che offriva uno spazio di 170 kB per lato, suddiviso in 664 blocchi da 256 byte. Il Commodore 1541 impiegava il protocollo IEEE-488 (GPIB) con una velocità di circa 300 byte al secondo, una velocità di lettura altissima per l’epoca, soprattutto se paragonata a quella del datassette, molto più lento nel caricamento e meno preciso nella lettura. Il 1541 era decisamente più veloce e affidabile. Era incredibile pensare a quanta innovazione ci fosse in un oggetto così piccolo. I floppy disk mi permettevano non solo di salvare i progressi dei miei giochi, ma anche di creare le mie compilation personali. Con pochi comandi in Basic potevi leggere o registrare un floppy ed era un vantaggio enorme rispetto alle cassette a nastro, decisamente meno avanzate.

Per scaricare il manuale in italiano per il Drive 1541 cliccare QUI!

Se conservati correttamente, i floppy disk erano piuttosto robusti e duraturi. Ancora oggi se ne trovano molti funzionanti; chi ci segue nel gruppo sa quanti ne abbiamo preservati. Oggi, guardando indietro, considero quei floppy disk come veri e propri tesori della mia giovinezza. Sono oggetti da collezione che rappresentano un’era pionieristica dell’informatica e il loro fascino rimane intatto per chi, come me, è appassionato di retrocomputing.
È straordinario come un semplice dispositivo possa ancora evocare così tanti ricordi ed emozioni. Pensare a quanto la tecnologia sia avanzata da allora mi lascia senza parole. Eppure, c’è una magia inespressa in quei pixel grezzi e in quei suoni sintetizzati a 8 bit. Forse è la nostalgia, o forse la consapevolezza di aver vissuto un momento unico, ma io non lo cambierei per tutto l’oro del mondo. Siamo stati ragazzi fortunati.

Riflettendo su quei giorni, mi rendo conto di quanto il Commodore 64 abbia plasmato non solo la mia passione per la tecnologia, ma anche la mia visione del mondo. Quelle ore trascorse a esplorare nuovi giochi, a studiare i manuali e a meravigliarmi di ciò che era possibile fare con così poco hanno sicuramente lasciato un’impronta nel mio modo di essere.

Ancora oggi, il semplice suono di un floppy disk in funzione è sufficiente a riportarmi indietro nel tempo. Mi rilassa, mi ricorda la mia giovinezza. Sembra strano, ma succede a tanti: con poco possiamo connetterci al nostro passato, e in me tornano le risate, le partite e i divertimenti con i miei cugini, gli scambi dei giochi con gli amici che avvenivano dopo il lavoro. Eravamo tutti diciottenni, oggi tutti sessantenni, ma con questi ricordi continuo a trarre ispirazione ogni giorno. E quando la vita si fa stressante, scendo giù nella mia Bat-caverna e, con un click, torno indietro nel tempo, un po’ come faceva Robert De Niro nel film C’era una volta in America. Nell’ultimo stacco del film riporta De Niro nella stessa fumeria d’oppio dell’inizio e si chiude sul suo primo piano che sorride inebetito e distaccato dal mondo che lo circonda. Così è oggi la mia faccia quando guardo lo schermo blu del Commodore 64 e dopo un caricamento sto per dare il Run.

RL

Elenco giochi originali preservati:

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2 Commenti

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  • 30 Gennaio 2025 a 09:57

    Toujours du Beau Travail ! Merci !

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