La diva

Nel vasto arazzo della vita, ogni filo rappresenta una connessione unica che intreccia le esperienze di umani e animali. Il legame che si crea tra queste due specie è un dono prezioso, capace di arricchire le nostre esistenze e di insegnarci lezioni inaspettate di amore, empatia e responsabilità. Questa è la storia di Peppina, un piccolo pappagallo dai vivaci colori verde e giallo, la cui presenza ha trasformato la vita della famiglia di Carlotta in un’avventura indimenticabile. Adottata con amore attraverso la Lipu, Peppina non è solo un uccellino: è una stella domestica, capace di incantare chiunque incroci il suo sguardo.



Ogni mattina, Peppina apriva il suo spettacolo con un concerto personale che risuonava per tutta la casa. I suoi canti erano forse ispirati a melodie di uccelli lontani, ma si intrecciavano in un’armonia incantevole, mentre zampettava nella sua gabbietta con un’eleganza da prima ballerina. “Non sentite quanto sono brava?” Le note che emetteva sembravano provenire direttamente dal profondo del suo cuore, infondendo un’intensità così potente da commuovere chiunque avesse la fortuna di ascoltarla.

Con Carlotta aveva un feeling particolare, e quando si avvicinava alla gabbietta, Peppina la osservava con occhi scintillanti, pronta a saltarle sulla mano con la grazia di una piccola étoile. Poi iniziava a svolazzare per casa, danzando tra i mobili e le tende, per poi atterrare con un tocco di maestria sulla tavola. “È ora della merenda!“, sembrava dire, sue piccole zampette si muovevano rapide e vivaci, pronte a ricevere un boccone gustoso, come se ogni morso fosse una celebrazione della bellezza della vita. In quel momento, Peppina non era solo un uccellino: era un’artista in piena esibizione, capace di trasformare ogni istante in un evento straordinario.

Peppina si avvicinava a papà Roberto con uno sguardo curioso e vivace. Con il suo modo impiccione, sembrava voler scoprire quali prelibatezze lo aspettava. Papà, che era un buon intenditore di cucina, non si tirava mai indietro nel soddisfare la sua voglia di golosità e non riusciva a resistere alle deliziose molliche che avanzavano dai pasti. Spalancava gli occhi scintillanti e chiedeva: “Papà, c’è qualcosa di buono per me?”

Coccolosa per natura, Peppina non solo adorava cantare, ma si divertiva anche a stringere legami con le persone che la circondavano. Si posava sulle spalle o sulla testa di tutti, amava curiosare tra i capelli (meglio sulla pelata) di papà Roberto, ma con Carlotta era un legame speciale: sfiorava il suo viso e si accoccolava nelle sue mani. Non c’era niente di più bello! Peppina amava sentire il battito del cuore di Carlotta e sarebbe rimasta lì per ore a godere di quel momento unico e prezioso.

Pippina, piccola stella del mio cuore, le tue piume colorate illuminavano i miei giorni. Nel silenzio della sera, il tuo canto risuona ancora, è un eco di un amore che non svanisce mai.

La notte del 4 novembre 2025, un maltempo inaspettato si abbatté sulla città. Peppina riposava nella sua gabbietta quando, con un ultimo delicato battito d’ali, si lasciò andare e si accasciò dolcemente al suolo. Era stata accudita con tanto amore, ma una brutta malattia aveva compiuto il suo corso, portandola via improvvisamente da noi.

Era ormai diventata una di famiglia e, sebbene possa sembrare strano, tutti noi vivemmo un profondo lutto. Come spesso accade quando una persona cara ci lascia, ripensammo a tutti i momenti felici trascorsi con Peppina: le risate, le piccole follie e quei pomeriggi assolati in cui la pappagallina volava libera attorno alla casa, riempiendo l’aria di gioia. Ogni ricordo di lei era ormai un tesoro prezioso, capace di riscaldare anche il cuore più triste.

Fu riposta in una scatola di biscotti, adagiata su un morbido letto di petali di rose. Si creò un memoriale intorno a lei: la sua tomba cinta da pietre bianche, e piantammo dei fiori colorati per ricordare la gioia che aveva portato nelle nostre vite. E mentre l’ultima pietra si posava, sentimmo una dolce melodia che si sollevò nel vento, sembrava quasi che Peppina stesse cantando di nuovo. Erano altri pappagalli che volavano felici sopra le nostre teste. Così, anche se la diva aveva spiccato il suo ultimo volo, la loro amicizia divento un faro di luce nell’oscurità, un ricordo di bellezza e affetto che mai si sarebbe spento.

E così, mentre il dolore per la sua perdita si mescolava ai ricordi, ci rendemmo conto che anche le creature più piccole e silenziose, come Peppina, possono portare una felicità inaspettata. La loro presenza, anche se fugace, riesce a imprimere nei nostri cuori una gioia che trascende il tempo, una prova che l’amore può manifestarsi in forme diverse, e che ogni vita, grande o piccola, lascia un’impronta indelebile nel nostro cammino.

RL

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